Divenire Dio. La teologia giovannea del maestro gnostico Eracleone by Daniele Bertini

Divenire Dio. La teologia giovannea del maestro gnostico Eracleone by Daniele Bertini

autore:Daniele Bertini [Bertini, Daniele]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Tipologie ontologiche e dottrina della salvezza

Il gruppo di frammenti 11-16 si presenta notevolmente compatto dal punto di vista dell’interesse dottrinale. Eracleone propone infatti una visione d’insieme sui modi d’essere della creazione e sul loro destino eterno, ponendo un’unità di senso in un materiale narrativo di per sé piuttosto disparato, in cui il ricordo immaginativo del conflitto fra il Salvatore e le autorità religiose giudaiche è determinato teologicamente attraverso l’inserimento, nel contesto dell’avvenimento, di un accesa polemica messianica, condotta innanzi con un parlare profetico sibillino.

Oggetto dell’esegesi è la pericope della cacciata dei mercanti dal Tempio. L’episodio è introdotto dalla menzione della sosta di Gesù e della sua cerchia a Cafarnao, seguita alla partecipazione alla festa nuziale di Cana (Gv 2.12). L’appunto sembra avere scarsa importanza, mostrandosi un semplice raccordo narrativo fra il prima e il poi. L’argomento entra dunque nel vivo con la prosecuzione del viaggio verso Gerusalemme. È il tempo della Pasqua (Gv 2.13). Il redattore non spiega ai lettori la ragione che giustifica la visita. Il contrasto fra l’apparente normalità degli avvenimenti e il brusco cambiamento narrativo conseguente all’entrata nel Tempio concentra l’attenzione sulla sproporzione che caratterizza il comportamento di Gesù: di fronte alla visione delle attività commerciali dei mercanti e dei cambiavalute questi ha un moto acceso di collera verso i profanatori del santuario. La sua reazione è indubbiamente violenta: dopo avere scacciato con una frusta gli occupanti con le proprie bestie e avere gettato a terra banchi e denaro (Gv 2.15), apostrofa con sdegno i resistenti alla sua invettiva (Gv 2.16). Quindi di fronte alle rimostranze delle persone convenute al Tempio (Gv 2.18), Gesù profetizza la resurrezione, alludendo in modo oscuro all’identità fra il proprio corpo e l’accasarsi di Dio presso la mondanità, il suo farsi immanenza mediata nella sussistenza del Figlio (Gv 2.19-20).

In modo a mio avviso sorprendente il maestro gnostico non sembra particolarmente impressionato dallo scontro in atto nel Tempio, che è evidentemente il pretesto per la presentazione del nucleo dottrinale teologico, messianico ed ecclesiale al centro dell’interesse del redattore1, quanto piuttosto da indicazioni contestuali e marginali. Al riguardo è ragionevole escludere l’ipotesi che Origene non abbia trasmesso accuratamente le opinioni del suo avversario. Il testo superstite delle Annotazioni proviene infatti dal decimo libro del commentario origeniano, che nella porzione dedicata al brano in esame non presenta interruzioni: nelle pagine conclusive del libro l’esegesi della pericope è terminata, così da far ritenere improbabile che nei successivi libri mancanti (XI-XII), il maestro alessandrino sia tornato sull’argomento e abbia proposto all’attenzione del lettore altro materiale eracleoniano.

La sensazione di avere tutto quello che ha scritto il maestro gnostico sulla questione è corroborata da ulteriori considerazioni: in primo luogo il procedere dell’esegesi attestato dai frammenti è continuo, comprendendo note progressive alla quasi totale estensione del passo; in secondo luogo Origene non sembra contestare con l’usuale acribia l’interpretazione eracleoniana2. I due maestri convergono infatti nella medesima determinazione tematica, manifestando uno scarso interesse per il merito dell’avvenimento e leggendo semmai la pericope come una illustrazione della storia e dottrina della salvezza;



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